L’Oasi Naturale del Bosco di Palo è istituita nel 1980 come Oasi WWF
Tra il confine a sud dell’abitato di Ladispoli e la frazione di Marina San Nicola si estende un’area verde di circa 120 ettari: in realtà si tratta di due zone nettamente distinte nella loro origine e nella loro attuale conformazione.
La prima parte, compresa tra l’abitato di Ladispoli e la via che dalla stazione di Palo porta al Borgo Odescalchi, è costituita da un residuo di Macchia mediterranea spontanea, uno dei pochi tratti rimasti dei grandi boschi che anticamente erano lungo le coste del litorale laziale.
L’Oasi Naturale del Bosco di Palo è istituita nel 1980 come Oasi WWF, che la gestirà fino al 2003; nel 1995 tutta l’area di circa 129 ettari viene riconosciuta come Sito di Importanza Comunitaria, ai sensi della Direttiva Habitat. Questo importante vincolo è dovuto alla presenza di ambienti ormai rari in Europa come il matorral arborescente ad alloro Laurus nobilis e gli stagni temporanei mediterranei. Inoltre sono presenti specie di particolare rilevanza zoologica come la testuggine di terra (Testudo hermanni), la testuggine palustre europea (Emys orbicularis) ed il cervone (Elaphe quatuorlineata).
Per la presenza di specie rare l’Oasi è istituita dal 2016 come Area di Rilevanza Erpetologica A.R.E. “A.R.E.R. Bosco di Palo” dalla Societas SOCIETAS HERPETOLOGICA ITALICA massima istituzione nazionale per lo studio di anfibi e rettili.
L’Oasi collabora con il Centro Recupero Fauna Selvatico della LIPU di Roma come stazione di ambientamento per gli animali da reinserire in natura.
L’Oasi è uno degli ultimi resti di foresta planiziale tirrenica, ecosistema caratterizzato da un’importante presenza arborea di sempreverdi e caducifoglie e da un ricco sottobosco.
Caratteristica principale dell’Oasi naturale di Bosco di Palo
è la presenza di raccolte d’acqua temporanee all’interno del bosco, che danno a Palo la caratteristica del bosco umido, periodicamente allagato: si tratta di un ambiente “relitto”, visibile ormai in rari siti litoranei del nostro paese.
La specie arborea dominante è il cerro Quercus cerris, albero che in Italia cresce normalmente a quote molto più elevate. Oltre al cerro, l’Oasi di Palo è ricca di alberi tipici delle zone umide, come il frassino (Fraxinus meridionalis) e l’olmo (Ulmus campestris) e altre specie arboree più marcatamente mediterranee, come il leccio (Quercus ilex), il lentisco (Pistacia lentiscus), il mirto (Myrtus communis), e la fillirea (Phyllirea latifolia). il sottobosco è caratterizzato da intensissime fioriture di ciclamini sia in Primavera che in Autunno. Nelle aree aperte tenute a pascolo, accanto a specie di fiori comuni, fioriscono numerose specie di orchidee selvatiche, ormai sempre più rare altrove.
All’interno della foresta le zone umide sono veri e propri affioramenti della falda freatica, chiamate piscine d’acqua statica, che da ottobre/novembre fino a giugno diventano stagni dove vivono e si riproducono rari crostacei come il (Chirocephalus diaphanus), la testuggine palustre (Emys orbicularis) ed il tritone punteggiato (Lissotriton meridionalis).
Le piscine sono squarci di bellezza palustre circondati dalle fronde dei frassini e da fasci di giunchi caratterizzate da intense fioriture di gigli d’acqua. Esse rappresentano un tratto tipico dei boschi tirrenici che oggi va scomparendo rapidamente, spesso a causa dell’irrazionale sfruttamento e imbrigliamento delle acque sotterranee.
La fauna del Bosco annovera diverse interessanti specie di mammiferi, come l’istrice (Hystrix cristata), il tasso (Meles meles), la donnola (Mustela nivalis), la puzzola (Mustela putorius) ed il mustiolo (Suncus etruscus), un minuscolo topolino insettivoro ritenuto, fino a pochi anni fa, il più piccolo mammifero del mondo.
Tra gli uccelli, è facile avvistare specie stanziali, come l’allocco (Strix aluco), la cinciallegra (Parus maior), il picchio verde (Picus viridis) e tante altre specie migratrici che visitano l’Oasi durante il loro passo primaverile e autunnale.
Ai margini del bosco, è possibile imbattersi in testuggini terrestri (Testudo hermanni) e serpenti come il cervone (Elaphe quatuorlineata) e il biacco (Hierophis viridiflavus). Il mare antistante l’Oasi offre l’opportunità, soprattutto d’inverno, di osservare uccelli marini rari che sostano sugli scogli antistanti il castello.
La Macchia di Palo
subì un parziale abbattimento per permettere la costruzione della ferrovia Roma-Civitavecchia: la parte residua, situata a monte della ferrovia e denominata comunemente “Macchietta”, confina con la via Settevene Palo Sud che collega Ladispoli all’Aurelia.
Diversa è l’origine della zona verde situata immediatamente a ridosso del Borgo e del Castello Odescalchi di Palo e della Posta Vecchia.
Fino agli inizi del 900’quasi tutta l’area era completamente priva di alberi, come si evince chiaramente dai quadri e dai disegni realizzati dai grandi vedutisti Europei: Lorrein nel 1638, Vanvitelli nel 1700 e Hacker nel 1758.
I motivi della mancanza di alberi sono facilmente comprensibili, considerato che fino la metà dell’800’ il Castello di Palo era una fortezza che per motivi difensivi non poteva rischiare attacchi di sorpresa: solo nella zona di San Nicola, come si evidenza anche nelle carte e nelle mappe risalenti al ’600, era presente un bosco di grandi querce, le stesse riprodotte nella veduta di Hacker.
Le prime alberature messe a dimora da Ladislao Odescalchi di Palo furono i pini ai lati della strada che, passando per Ceri, collegava il Castello di Palo al Castello di Bracciano, sempre degli Odescalchi.
Seguirono poi gli Eucaliptus e i Cipressi
lungo la strada posta al limite tra la Ferrovia e Parco, attualmente pista ciclopedonale. Nel corso di tutto l’800 e il ’900, ad opera dei discendenti di Ladislao, furono messe a dimora molte altre alberature: Palme, Cipressi della California, Pini di Aleppo, Ippocastani, Olmi.
Una varietà del tutto particolare presente nel Parco, importata sempre da Ladislao Odescalchi dopo uno dei suoi tanti viaggi all’estero, è la Fitolacca, detto anche “albero a candelabro”, pianta esotica e per questo molto difficile da trovarsi in Italia. È questo scenario che colpì John Huston nel 1964, quando cercò l’ambientazione del Paradiso Terrestre del film La Bibbia.
Negli ultimi 50 anni ci sono stati pochi interventi umani sugli alberi e sugli arbusti e il Parco-Giardino ha assunto in parte l’aspetto di un bosco spontaneo. Nella parte più adiacente al Borgo e al Castello sono ancora riconoscibili le forme arboree di un giardino all’italiana realizzato nell’800 per collegare le mura del Castello alla splendida fontana rappresentata nel dipinto del Vanvitelli del 1700. La fontana, senza però le tre teste di animali raffigurate nel quadro è tuttora nel parco, completamente circondata dal verde.
Crescenzo Paliotta
Tratto dal libro “Ladispoli – Un lungo viaggio nel tempo” – Volume 2 – Identità e Cultura – Edizioni CISU –
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