Roberto Castellucci, la versatilità degli interessi e la passione
Dipendente presso Banca d’Italia, giornalista pubblicista, caporedattore della rivista di scienze sociali “Ethica Societas”, redattore presso riviste e quotidiani, artista ed esperto di arte. Roberto Castellucci è una figura poliedrica il cui contributo spazia su molteplici ambiti professionali e culturali. La sua carriera è caratterizzata da un impegno costante e profondo in diverse discipline, rendendolo un punto di riferimento autorevole e rispettato.
Nato a Sora (Fr) nel 1964, Roberto Castellucci ha conseguito la laurea in Scienze politiche presso l’Università La Sapienza, per poi intraprendere un percorso lavorativo presso la Banca d’Italia. Coltiva due grandi passioni che talora procedono parallelamente, altre si incontrano per dar luogo a eventi culturali di ampia portata: l’amore per la scrittura lo ha portato a diventare giornalista pubblicista, collaborando con importanti testate nazionali e internazionali, e l’ammirazione per la pittura, che ha conosciuto frequentando inizialmente le botteghe dei grandi artisti del ‘900 della Scuola romana.
La sua vita culturale si è sviluppata lungo die direttrici, che si sono alternate e sovrapposte nel corso delle sue esperienze nel corso degli anni: dagli studi classici liceali alla facoltà universitaria di indirizzo economico, dall’arte teorica e praticata all’attività in Banca d’Italia.
Qualunque esperienza nella sua vita è stata caratterizzata dalla ricerca di un comune denominatore, composto da spensieratezza, approfondimento, pacatezza e ironia.
Una costante del suo studio, quasi a voler riprendere le nozioni filosofiche liceali, è stata la ricerca della verità, esercizio a volte pleonastico sia per la soggettività insita nell’esistenza sia per gli evidenti limiti del genere umano.
Tra gli impegni piacevoli della vita, non è mancato l’interesse per la sua natia Ciociaria, terra illustre e ricca di storia, cultura e arte.
Roberto Castellucci e l’arte nella sua interezza
L’arte ha sempre costituito una parte importante nella vita di Roberto Castellucci. Se i primi disegni delle elementari denotavano la semplicità disarmante del fanciullo, il seguito pittorico ha colto gli elementi di una maturità di idee, emozioni e sentimenti. Che cosa è l’arte, in fondo? Per Roberto Castellucci, che non ha certo la pretesa dell’universalità, l’arte non è che la comunicazione, da sempre, dai tempi più antichi, dalle prime incisioni su roccia.
Purtroppo è l’uomo che interpreta la comunicazione con un significato distorto o, quantomeno, discutibile. Infatti la comunicazione può essere interpretata sia come messaggio, il prodotto semantico della nostra attività intellettiva.
In tal senso può assumere i caratteri della socialità, della teleologia, della teologia, della descrittività, della sintesi, della concettualità e così via. Oppure può costituire, la comunicazione, il mezzo della trasmissione del messaggio di cui sopra.
Un esempio della prima interpretazione è ciò che si dice al telefono, della seconda… il telefono stesso! Nel nostro tempo, ma anche in quello passato, si è radicalizzata la ricerca della velocità, in ogni settore della vita.
E la digitalizzazione altro non ha fatto che portare al parossismo questa tendenza. La pittura è diventata arte visiva, lasciando intendere che basti un fascio di luce, che dura un millesimo di secondo, per fare arte.
E la stessa percezione dello spettatore non può che durare un millesimo di secondo, plaudendo poi alla brevità della sensazione. Roberto Castellucci rifugge tutto ciò, non gli basta la sensazione, vuole gustare l’emozione, fino all’ultima goccia di vernice.
La densità temporale ma anche emozionale non si riverbera solo sulla creazione dell’opera d’arte ma, anche, nella fruibilità di chi osserva. Per un piacere più duraturo nel tempo.
Il giornalismo nel cuore di Roberto Castellucci
Nel solco segnato dall’arte pittorica, si installa l’attività giornalistica. Se il pennello attingeva direttamente dalle cromie del cuore, in questo caso è la penna di Roberto Castellucci, eufemisticamente parlando, che raccoglie gli effluvi dell’inchiostro direttamente dal cardio. E la passione supera gli ostacoli che la professione di giornalista incontra a ogni parola.
Non è facile fare giornalismo con onestà intellettuale, anche quando si descrive una cosa bella come l’arte. E la versatilità diventa più importante della conoscenza, per assurdo. Il primo obiettivo del buon giornalista è raccontare, descrivere e cogliere aspetti laddove i lettori non possono arrivare, per barriere geografiche, storiche o di opportunità.
Ecco che allora Roberto Castellucci spazia con la sua scrittura, passando dall’arte pittorica per arrivare all’automobilismo, alla cucina, alla lirica… L’elemento che accomuna tutte le materie che affronta è l’umanità, la sua che riesce ad approfondire il suo studio, ma anche quella che si cela davanti a un quadro, a una scultura, a un piatto, a un motore, a un do di petto… Spesso Roberto Castellucci domanda e si domanda quale sia il bravo giornalista, quello che sa tanto di poco, poco di tanto o… colui che deve informarsi per raccontare.
Propende per questa terza soluzione, la più facile all’apparenza. In realtà è la più esigente, perché se eseguita con coscienza, ogni volta azzera la cultura del giornalista che deve ricreare daccapo una situazione, un fatto, un personaggio, un percorso di studio impervio ma anche affascinante, che se ben coperto sa regalare ampie soddisfazioni. Il lettore che ringrazia, che sorride, che utilizza l’articolo per cogliere aspetti nuovi è una vittoria, una vittoria dell’animo giornalistico e, anche, pioneristico.
In questo esercizio Roberto Castellucci esalta l’aspetto umano, a dispetto della tecnologia, irridendo a volte sfrontatamente e provocatoriamente media che sanno di “meccaniscismo”.
Ma perdonarlo è un piacere…
Pino Riccardi
Articoli e interviste del giornalista Roberto Castellucci
PS: colgo con piacere l’occasione per annunciare la nuova collaborazione con il giornalista Roberto Castellucci. A lui vanno gli auguri di buon lavoro per questo progetto lavorativo!!!
Pino Riccardi
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