Crescenzo Paliotta per il bene comune
È una domenica dello scorso torrido agosto, ci accoglie nel suo studio, il camice, quello del buon medico di famiglia, i baffetti, che tradiscono l’abilità nelle numerose lotte politiche, gli occhi, profondi come la sua cultura e come il mare della sua città, Ladispoli, che ha amministrato per ben 3 volte: Crescenzo Paliotta, un professionista non solo in ambito medico ma, anche, in quello politico. Ogni tanto si affaccia un paziente che, nonostante la giornata festiva, gli chiede una prescrizione, un consiglio, un appuntamento per una successiva visita.
Il rispetto per la professione medica prevale sia sul comunicatore che sul politico e, scusandosi con l’intervistatore, concede qualche minuto all’ammalato che se ne va rincuorato e… quasi guarito!
Quali sono le origini di Crescenzo Paliotta?
«Quando avevo sette anni la mia famiglia si è trasferita da Roma a Ladispoli perché mio padre era ferroviere e aveva avuto un alloggio a Palo Laziale. Poi, dopo il diploma al Liceo classico “Augusto”, mi sono laureato in Medicina, con grande sacrificio per i miei genitori: allora gli studi erano riservati ai figli delle famiglie più abbienti. Per quanto riguarda il mio impegno politico, tutto è cominciato perché mio padre portava a casa il quotidiano Paese Sera, vicino al Partito Comunista Italiano, allora così importante da avere tre edizioni giornaliere. Ho cominciato a far politica a Ladispoli, che contava allora meno di 10.000 abitanti – eravamo alla fine degli anni 60 – ed era affascinante per me attuare i grandi ideali del partito in un laboratorio locale, cercando di risolvere i piccoli problemi della gente».
Quando parla della sua militanza politica
gli occhi gli si illuminano per un momento, lasciando poi il posto a un velo di nostalgia. Crescenzo Paliotta avrà combattuto mille battaglie, nelle sue tre amministrazioni comunali, avrà ottenuto tanti miglioramenti per la sua gente, i ladispolensi, così come avrà avuto anche qualche delusione. Si nota però la sua passionalità, il suo fervore, la sua solidarietà verso le persone più fragili della società. E non è solo un aspetto della sua professione medica… Come vede il momento politico attuale? Sono ancora validi gli ideali per i quali lei ha tanto combattuto?
Veniamo ora, Crescenzo Paliotta alla sua città, Ladispoli, che ha amministrato per ben tre volte… È evidente l’amore viscerale che lo lega ai cittadini, ai monumenti, alla storia, alla cultura, al mare…. A tal proposito sulle origini scrive che…
“La leggenda narra che in questo lembo di terra sul mare furono i Pelasgi, provenienti dalla Grecia, a insediarsi ancora prima degli Etruschi che poi, con la potente città di Caere, ne fecero uno dei loro punti di forza sul mare.
Era il porto di Alsium, il più a sud dei loro tre approdi. Per i Romani non fu solo un territorio da conquistare, ma il luogo dove far sviluppare un insediamento, divenuto colonia romana nel 247 a.C., accanto a ville imperiali dove passare fastose vacanze sul mare.
Il territorio dove si svilupparono Alsium (etrusca e romana) e poi Palo, con la sua fortezza già salda e sicura dal XII secolo, è una vera e propria terra di mezzo, tra le paludi che fino al secolo scorso ricoprivano tutto lo spazio fino alla foce del Tevere, la campagna romana nell’entroterra e i primi segni della Maremma a nord…” (tratto da “Ladispoli. Immagini e racconti tra Caravaggio e Vanvitelli, D’Annunzio e Rossellini” di Crescenzo Paliotta).
Crescenzo Paliotta ha scritto diversi libri su Ladispoli,
sui quali è possibile leggere la storia completa della città con informazioni, anche esclusive, che solo una ricerca appassionata può cogliere. Come, per esempio, quella riguardante Gabriele D’Annunzio…
«Il “vate” era molto legato alla costituenda Ladispoli, divenuta comune autonomo solo nel 1970. Spesso soggiornava, in estate, presso il castello della famiglia degli Odescalchi e dobbiamo al principe Ladislao la fondazione, nel 1888, e il nome di Ladispoli. Ebbene, il 1° luglio 1888 D’Annunzio in un suo articolo dà la notizia che “sta per sorgere una nuova città…”».
Ci parla dello sviluppo urbanistico di Ladispoli?
«Tre date importanti: 1900 Ladispoli Comune di Civitavecchia, 1949 Comune di Cerveteri e nel 1970 Comune autonomo. Ladispoli resta una terra di mezzo, tra la capitale e il grande porto di Civitavecchia. Con il boom economico degli anni 50 e 60, vengono eretti, in mancanza di un piano regolatore, palazzoni di 8 piani sul mare, portando la ricettività di Ladispoli a 80.000 persone, a fronte delle 10.000 residenti all’epoca. Oggi i ladispolani sono 40.000 e se d’estate una parte degli alloggi vengono occupati dai vacanzieri, mettiamo che per il resto dell’anno la città Ladispoli vede tante abitazioni sguarnite».
Quali sono, tra le tante, le cose positive lasciate alla città di Ladispoli dalle amministrazioni con Crescenzo Paliotta sindaco?
«Nel 1979 siamo riusciti a ottenere un pronto soccorso stanziale, tecnicamente un posto di primo intervento, aperto tutto l’anno e non solo d’estate, sottoscrivendo una convenzione comunale con i medici affinché restassero aperti 24 ore su 24. Il Comune ha messo a disposizione dei medici l’ambulanza, i locali e successivamente anche un’area adibita a eliporto.
Altro successo è stato la realizzazione della strada sterrata che unisce Ladispoli a Marina di San Nicola, espropriando, per la prima volta nella storia a Ladispoli il terreno degli Odescalchi.
Un’altra cosa desidero proprio citarla, e cioè la realizzazione della Biblioteca comunale: in un’epoca in cui l’esigenza di cultura è sempre più pressante a fronte di una digitalizzazione selvaggia di ogni attività umana, il libro resta un rifugio indispensabile per la nostra sanità intellettuale».
Veniamo ora a Marina di San Nicola?
«Gli Etruschi furono i primi a cercare di costruire un nucleo abitativo a Palo Laziale ma invano, data la paludosità del terreno. Riuscirono nell’intento i Romani, che grazie al rialzo naturale del terreno, vi fecero passare via Aurelia fondandovi anche una colonia.
Dopo l’edificazione del Castello nel XV secolo, la zona crebbe intorno a un borgo, fino a diventare una località balneare per la nobiltà romana e dotarsi di una stazione molto importante per il rifornimento delle locomotive che nell’800 percorrevano la neonata ferrovia.
Nel 1967 viene firmata la convenzione tra gli Odescalchi e il Comune di Cerveteri per realizzare un luogo di vacanze di livello. Certo, se fosse rimasto verde sarebbe stato più ecologico ma non si può negare che il comprensorio sia diventato ormai un gioiellino del litorale laziale, anzi, a dirla con Bruno Amatucci, lo “Scrigno del Tirreno”.
Con la Convenzione fu inserito l’obbligo per gli Odescalchi di costruire la rete fognante allacciandola a quella di Ladispoli ed evitando così un depuratore sotto la Villa di Pompeo.
Inizialmente costruita per l’estate, Marina di San Nicola, grazie alla qualità della vita, al mare, alla riserva naturale e a servizi urbani adeguati, sta diventando luogo di residenza anche nelle stagioni non estive per i romani che desiderano fuggire dal caos metropolitano della capitale.
Non ultimo è stato la realizzazione dell’Istituto comprensivo “Caravaggio”, includente la scuola dell’infanzia e la scuola primaria; in questo modo potranno scegliere Marina di San Nicola come residenza anche le giovani famiglie».
Sappiamo del suo interesse per il cinema e di tanti ciak che hanno interessato il territorio…
«Questo argomento è talmente appassionante per me che… lo tratteremo in una prossima intervista!».
Le interviste di Roberto Castellucci: Bruno Amatucci ; Crescenzo Paliotta ; Fabio Ghia ;
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